TESTIMONIANZA

       AMMENTOS DE ORUNE

“ Una madre orunese perdona gli uccisori dei figli “- di P. Diego Calvisi

Di Silvestra Pittalis, Domenica 1 aprile 2012 alle ore 17.14

“ Una madre orunese perdona gli uccisori dei figli “ - di P. Diego Calvisi Corrispondenza dall’ArgentinaNuoro 3 novembre 1985 Settimanale: “L’Ortobene” ANNO 60-N. 37 “ In una recente visita agli emigrati bittesi di Buenos Aires ho potuto conoscere la signora Angelica Chessa di Orune. Con viva commozione ho ascoltato il racconto delle sue sofferenze, per essere stati i suoi figli, Mario e Francesco, coinvolti nelle tristi vicende della repressione militare Argentina.Angelica Chessa in Zidda, nel 1956 lasciava Orune per trasferirsi, emigrata, con la famiglia , in Argentina.La vita a Buenos Aires trascorreva tranquilla, per la famiglia orunese. Il lavoro sicuro le permetteva di guardare con serenità al futuro. Gli emigrati sardi sono universalmente apprezzati in Argentina. Alla capacità nel lavoro si unisce la serietà della vita, aiutati in ciò dalla vita della famiglia che conserva i valori spirituali e morali della propria terra.Le ultime tragiche vicende che hanno sconvolto l’Argentina in questi ultimi anni hanno provato duramente tante famiglie, tra cui la famiglia Chessa Zidda.“Desaparessidos”, torturati, incarcerati senza motivo; persone strappate ai propri cari, non escluse donne e bambini, hanno lasciato profonde ferite che si rimargineranno col tempo e con l’accettare lo spirito cristiano del perdono.Il processo che si sta celebrando in questo momento in Buenos Aires, è un tentativo della giustizia umana per individuare i maggiori responsabili e far luce su tanti crimini perpetrati, in questi ultimi anni.Nella notte del 29 maggio del 1974, in una strada di Buenos Aires, furono rinvenuti tre cadaveri, crivellati di colpi di arma da fuoco.Lo spettacolo era raccapricciante. Tre corpi umani denudati, in una pozza di sangue: fra i morti giaceva anche MarioZidda di Orune, universitario, di 22 anni. La povera madre, con gli occhi in lacrime ha potuto riconoscere il corpo sfigurato di suo figlio. Ad accrescere il suo dolore, le fu negato poter raccogliere la salma del figlio ucciso. Si trattava di una morte per motivi politici.Giunto il momento del seppellimento, Angelina Chessa, con un coraggio proprio di una donna sarda, con uno spirito altamente cristiano, si pone di fronte al suo figlio ucciso e mirando le guardie della polizia federale, grida ad alta voce:“ Perdono coloro che hanno ucciso a mio figlio Mario, non sapevano sicuramente chi era mio figlio”.La commozione fu generale! 

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Incontro con gli autori: Gino Camboni

Lo scrittore Gino Camboni con il rigore dello storico ma la sensibilità e la passione del romanziere riporta alla memoria un genocido dell'età contemporanea ormai dimenticato e poco conosciuto dalle nuove generazioni.

 

 

Il libro racconta la tragedia dei desaparecidos nella Argentina del generale Videla e soprattutto il dolore dei figli sottratti alle famiglie e lo strazio della madri e delle nonne di Plaza de Mayo che ancora oggi chiedono giustizia per i figli e i nipoti scomparsi.

Il romanzo ripercorre anche la storia dell'emigrazione italiana in Argentina, ricordando in particolare il contributo di sangue dei migranti sardi che in nome della libertà e della democrazia hanno sacrificato la loro vita per un paese dove speravano di trovare un nuovo futuro dopo l' orrore del nazifascismo.